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IL SENTIERO DEI MIRACOLI DI SANT'ANTONIO DI PADOVA A CAPRILE DI BIELLA

 

Il sentiero di Antonio è un percorso di 600 metri. 

Nel nostro cammino terreno questo percorso vuol offrire un’occasione di preghiera e una serie di brevi meditazioni su alcuni dei miracoli più famosi del Santo. 

 

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IL MIRACOLO DELLA PREDICA AI PESCI

Il Miracolo

Un giorno Antonio era a Rimini, che a quei tempi era piena di eretici. Il Santo iniziò la sua predica, ma non solo non volevano ascoltarlo, addirittura iniziarono a prenderlo in giro. Allora, con un gesto esemplare, Antonio si diresse verso la spiaggia, dicendo (leggendo dal libro dei Miracoli) “Poiché vi dimostrate indegni della Parola del Signore, ecco, io mi rivolgerò ai pesci in modo da evidenziare ancora di più la vostra mancanza di fede.” Mentre parlava dell’amore di Dio a quelle creature che vivono nelle acque, un branco di pesci si avvicinò alla riva, sporgendo le loro teste appena fuori dall’acqua in gesto di ascolto. Alla fine del sermone il Santo li benedisse, ed essi si dispersero. Nel frattempo questo spettacolo aveva fatto un’impressione così forte sulle persone presenti che molti corsero indietro verso la città per richiamare i propri concittadini ad assistere al prodigio. Altri invece scoppiarono in lacrime e chiesero perdono. Presto una grande moltitudine di persone si raccolse attorno al Santo, che li esortò di tornare alle vie del Signore. Quindi, attraverso questo sermone indirizzato ai pesci, i cittadini di Rimini abbandonarono l’eresia. 

Meditiamo

Con questo miracolo, Antonio interpella un po’ tutti noi. Ci domanda: “Siete veramente cristiani?” Una delle cose più importanti da capire sul Cristianesimo è che esso rappresenta non tanto una filosofia, o un sistema etico, e neppure un’ideologia religiosa o una setta. Il Cristianesimo è UN RAPPORTO. UN RAPPORTO PERSONALE CON GESU’. Essere cristiani significa riconoscere Cristo come amico. Gesù sta alla porta del nostro cuore e bussa. Egli attende una risposta. Egli vuole entrare e far parte delle nostre vite. Abbiamo aperto la porta o stiamo ancora aspettando?

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IL MIRACOLO DEL BICCHIERE

Il Miracolo

Durante il rinascimento gli artisti traevano ispirazione dai resti della civiltà greco-romana, ed è per questa ragione che tutti i personaggi in questa scena sono vestiti da antichi romani. Un giorno arrivò a Padova un cavaliere di nome Aleardino da Salvaterra, che da sempre aveva deriso i fedeli cattolici considerandoli ignoranti o ingenui. Mentre si trovava a tavola, i commensali cominciarono a raccontargli con grande entusiasmo dei tanti miracoli operati da Sant’Antonio, e allora lui, svuotato il suo bicchiere di vetro, disse: “Se colui che voi affermate esser Santo farà restare illeso questo bicchiere di vetro, io crederò che sia vero tutto quello che vi sforzate di farmi credere a proposito di lui”. Dal tavolo dove pranzava scagliò con forza per terra il bicchiere che però miracolosamente non si ruppe. Anzi si dice che invece si ruppero le mattonelle sulle quali il bicchiere era caduto. Davanti a questo miracolo, Aleardino si convertì.

Meditiamo

Penso che questo miracolo ci spinga a riscoprire la nostra identità di Cattolici. E il grande principio del Cattolicesimo è l’incarnazione: Dio che si fa uomo: “Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Ma che continua anche a farsi uomo nello spazio e nel tempo attraverso il ministero della Chiesa. Dio che continua a farsi carne nei sacramenti, nel pane e nel vino, nell’olio e nel sale, nell’imposizione delle mani, nella benedizione, nell’assoluzione dai peccati. Nei gesti e nei canti della Liturgia, nell’amorevole cura del papa e dei vescovi, dei sacerdoti. Nell’amore ai poveri. Nelle parole e nell’esempio dei Santi.

LA MULA DELL'ERETICO

Il Miracolo

Antonio era in Francia, a Tolosa, una città al centro dell’eresia Catara, la quale negava la bontà del mondo materiale, come pure la presenza del Cristo nell’Eucaristia. Antonio ebbe parecchi dibattiti pubblici con loro e, sebbene non riuscissero a smentire il Santo, non erano disposti ad ammettere i loro errori. Un giorno uno di loro pretese una dimostrazione miracolosa, “Se riesci a far sì che la mia mula si inginocchi dinanzi a ciò che tu chiami il corpo del Signore, io crederò quello che dici.” Antonio non voleva mettere Dio alla prova, tuttavia era impossibile per lui sottrarsi alla sfida, quindi fu costretto ad accettare la sfida e ad affidarne l’esito a Dio. Per tre giorni l’eretico tenne la musa rinchiusa nella stalla senza darle da mangiare. Al terzo giorno una grande folla si radunò nella piazza centrale. Antonio celebrò la messa in una piccola cappella, e poi uscì portando con sé il Santissimo Sacramento. Nel frattempo anche la mula era stata portata in piazza, e le fu messo di fronte un bel mucchio di fieno. Antonio disse ad alta voce, “Mula! Avvicinati ed inchinati dinanzi al Santissimo Sacramento, il tuo Creatore!” Immediatamente la bestia si avvicinò, e piego sia le ginocchia che la testa dinanzi al Santissimo Sacramento. Il padrone della mula e, con lui, molti eretici, ritornarono alla fede Cattolica.

Meditiamo

Il miracolo della mula ovviamente ci porta a riflettere sulla reale presenza di Cristo nell’Eucarestia. Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, ma come sappiamo la presenza di Cristo non termina con la morte di Gesù. Il terzo giorno il Signore è risorto e continua a dimorare tra di noi, attraverso Chiesa. Pertanto ogni qual volta partecipiamo alla Santa Messa incontriamo Gesù nel modo più profondo, intimo. Sentiamo la sua Parola attraverso la Sacra Scrittura, preghiamo con i nostri fratelli e sorelle e soprattutto ci uniamo al Signore in modo concreto proprio attraverso l’eucarestia, il corpo e il sangue di Cristo.Santi.

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IL PIEDE RISANATO

Il Miracolo

Il miracolo della mula ovviamente ci porta a riflettere sulla reale presenza di Cristo nell’Eucarestia. Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, ma come sappiamo la presenza di Cristo non termina con la morte di Gesù. Il terzo giorno il Signore è risorto e continua a dimorare tra di noi, attraverso Chiesa. Pertanto ogni qual volta partecipiamo alla Santa Messa incontriamo Gesù nel modo più profondo, intimo. Sentiamo la sua Parola attraverso la Sacra Scrittura, preghiamo con i nostri fratelli e sorelle e soprattutto ci uniamo al Signore in modo concreto proprio attraverso l’eucarestia, il corpo e il sangue di Cristo.

Meditiamo

Con questo miracolo Sant’Antonio ci porta a riflettere sul Sacramento della Penitenza. E penso che forse una prima lezione sia proprio per il confessore, che deve stare sempre molto attento a ciò che dice ai penitenti. La Confessione, il Sacramento della Riconciliazione, è un vero e proprio lusso che noi cattolici abbiamo. E’ un incontro a tu per tu, personale con Cristo che vuole perdonare i nostri peccati. Nei Vangeli vediamo che Gesù durante la sua vita terrena perdona i peccati a diverse persone e lo fa sempre con l’essere presente davanti a loro, parlando con loro. Naturalmente noi non siamo angeli e pertanto non possiamo incontrare Cristo faccia a faccia e chiedergli perdono dei nostri peccati perché ne siamo pentiti, però lo possiamo fare fisicamente nella confessione per mezzo del sacerdote che agisce ‘in persona Christi’ ovvero nella persona di Cristo … come se fosse Gesù. Sant’Antonio è stato un grande apostolo della confessione. Dopo ogni sua predica, centinaia e centinaia di persone volevano confessarsi da lui e cambiare la loro vita.

IL BAMBINO ANNEGATO

Il Miracolo

Siamo a Lisbona in Portogallo. Un bambino, di nome Parrisio, decide con altri bambini di fare un giro in barca senza dir niente ai genitori. D’improvviso però scoppia una violenta tempesta e la barca si capovolge. Mentre gli altri bambini che erano più grandi e sapevano nuotare, riuscirono a salvarsi, il piccolo Parrisio annegò. Quando la madre venne a sapere della disgrazia, disperata e piangente corse verso la spiaggia e supplicò i pescatori che con le loro reti recuperassero il corpo del bimbo. Calarono le reti, e riuscirono a ripescare il corpicino senza vita di Parrisio che diedero subito alla madre disperata. Il giorno successivo i familiari volevano portare il corpo del bimbo in chiesa per il funerale e poi seppellirlo in cimitero, però la madre non lo permise. Continuava a invocare Sant’Antonio promettendo fermamente che se il bambino fosse ritornato in vita l’avrebbe offerto all’Ordine francescano. Al terzo giorno, davanti a parenti e amici, il bambino si svegliò improvvisamente come da un lungo sonno; le preghiere della madre erano state ascoltate dal Signore per l’intercessione di Sant’Antonio. Quando divenne grande, Parrisio entrò nell’Ordine francescano. E con gioia raccontava ai confratelli del prodigio compiuto per lui da Dio per i meriti di Sant’Antonio.

Meditiamo

Questo miracolo ha una particolare importanza nella storia del Santo, perché è la prima volta che Antonio richiama in vita una persona. Ma Antonio non fu né il primo né l’ultimo a compiere questo tipo di miracolo. Uno studioso americano, Padre Albert Hebert, attingendo da fonti ecclesiastiche e da documenti che son serviti per processi di beatificazione e canonizzazione, è stato in grado di scoprire, che lungo la storia della Chiesa, ci son stati ben più di 400 casi di persone miracolosamente richiamate in vita. Quello che è importante comunque sottolineare è che tutti questi miracoli non hanno niente a che fare con la Risurrezione di Cristo, punto fondante della nostra fede ed evento straordinario, irripetibile e unico nella storia umana. L’evento che ci dà la certezza che anche noi un giorno saremo uniti con Cristo condividendo la sua Risurrezione. Sì, certo, Gesù è morto di morte violenta, ma “è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,” e dopo la Risurrezione non è più morto, come invece han dovuto morire Lazzaro e tutte le altre persone miracolosamente richiamate in vita lungo la storia della Chiesa. Cristo è asceso in Cielo – anima e corpo - e ci rassicura che la morte è stata definitivamente sconfitta e che anche noi risorgeremo come lui, per sempre.

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TOMMASINO E IL PANE DI SANT'ANTONIO

Il Miracolo

Tommasino aveva solo 20 mesi e viveva con i suoi genitori vicino alla Basilica del Santo. Un giorno la mamma lo lasciò da solo un attimo a giocare in cucina dove c’era un gran pentolone pieno d’acqua sul fuoco. Il bambino prende uno sgabello e comincia a guardare nel pentolone e vedendo la sua immagine cerca di toccarla. Perde l’equilibrio e cade dentro l’acqua bollente. Subito dopo arriva la mamma e potete immaginare lo shock di quando la povera donna vede le gambette del bimbo che escono dal pentolone. Piangendo e urlando, lo tira fuori, ma il bimbo non dà segni di vita.

Al sentire le urla della donna, ben presto molta gente arriva nella casa, tra queste persone ci sono anche dei frati della Basilica. Nel vedere i frati, la donna pensa subito a Sant’Antonio, il Santo dei miracoli, e comincia a supplicarlo affinché l’aiuti, promettendo che se il bambino fosse ritornato in vita avrebbe donato ai poveri tanto pane quanto pesava il bambino. Non dimentichiamoci che era povera gente e che tutto quel pane per lei rappresentava una fortuna. Mentre la donna stava ancora pregando, Tommasino si risvegliò come da un sonno

Meditiamo

Il miracolo di Tommasino che ritorna in vita grazie all’intercessione di Sant’Antonio fece nascere la devozione del Pane dei Poveri (detta anche Pane di Sant’Antonio); cioè quella di donare del pane alle persone disagiate, o per una grazia ricevuta tramite l’intercessione del Santo oppure quando si chiede il suo aiuto, il suo intervento nella preghiera. Oggi, il pane non è più un alimento così essenziale come lo era in passato, così oggigiorno i frati della Basilica del Santo incoraggiano i fedeli a continuare la pia devozione del Pane dei Poveri prendendosi cura delle necessità dei poveri. A questo scopo abbiamo costituito la Caritas Antoniana che con i suoi tanti progetti di solidarietà aiuta i più poveri tra i poveri in ogni parte del mondo, dando loro accesso ai servizi primari e migliorando le loro condizioni di vita. In questo la grande tradizione del Pane di Sant’Antonio può continuare a vivere anche oggi nella nostra difficile società. Come S. Francesco, anche Sant’Antonio aveva fatto la scelta preferenziale dei poveri e lui e i suoi frati si prendevano cura dei più bisognosi chiedendo per loro in elemosina cibo e vestiario.

EURILIA TORNA IN VITA

Il Miracolo

A Padova c’è una giovane, chiamata Eurilia. Come al solito aveva seguito la madre che si era recata a far visita ad una vecchia signora. Eurilia  però rimane nei pressi della casa della signora a raccogliere della legna per il fuoco. Nell’uscire, poco dopo, la povera donna trovò la figlia che galleggia supina nell’acqua fangosa di uno stagno. Immediatamente si precipitò a tirar fuori Eurilia dall’acqua, ma la giovane sembrava ormai priva di vita. Mentre la donna piangeva disperata, molte persone accorsero per aiutare, ma un uomo lì presente, constatò che la giovane era ormai irrigidita e fredda e non c’era più nulla da fare. Allora la madre, disperata, con fede chiese aiuto al Signore e al suo servo Sant’Antonio. Poco dopo aver espresso la sua semplice preghiera, alla vista di tutti, la giovane mosse le labbra, rigettò l’acqua fangosa ingurgitata e riprese colore.  E così, grazie ai meriti e l’intercessione del Santo, Eurilia era tornata in vita.

Meditiamo

Quello che colpisce di più in questa storia è la grande fede della mamma di Eurilia; una fede così forte che non si ferma neanche davanti alla morte. D’altra parte la fede non opera nel regno del possibile, la fede inizia proprio dove il potere umano finisce. E infatti il Gesù stesso ci dice: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sràdicati e va a piantarti nel mare’ ed esso vi obbedirebbe.”

Alcuni credono che se hai fede a sufficienza, avrai una vita tutto sommato abbastanza facile. Navigherai insomma col vento in poppa. Sfortunatamente però la fede non ci risparmia dai problemi, dalle difficoltà, dalle sofferenze della vita e neppure dalla morte. E allora che cosa fa la fede? Ci dà sostegno e così ci rende capaci di vivere in un mondo difficile, senza perderci o lasciarci andare alla disperazione. Dopotutto noi credenti affidiamo la nostra vita alla potenza di Dio, la stessa potenza che ha risuscitato suo figlio, Gesù, dai morti. Dopo tutto noi credenti affidiamo la nostra vita all’amore di Dio che ha promesso la risurrezione a tutti coloro che credono in Lui.

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IL MORTO CHE TESTIMONIO'

Il Miracolo

Nella città di Lisbona, dove Sant’Antonio era nato, due cittadini erano nemici e si odiavano a morte. Accadde che una sera, il figlio d’uno di costoro, incontrò il figlio dell’altra famiglia, che abitava vicino alla casa dei genitori di Sant’Antonio. Accecato dall’odio e visto che non c’era nessuno per strada, questi afferrò il ragazzo e lo uccise con il suo pugnale. Poi, seppellì il cadavere nel giardino del padre di Antonio. Quando il cadavere fu scoperto, Martino, il padre di Antonio, cercò di provare la sua innocenza, ma la macabra prova trovata nel suo giardino fu sufficiente perché fosse accusato di omicidio e arrestato. Proprio quando le cose stavano per mettersi molto male per il povero Martino, Antonio venne a sapere della drammatica situazione del padre. In quel momento si trovava a Padova e chiese subito il permesso al suo superiore di potersi assentare dal convento per un giorno. Padova dista da Lisbona  circa 1900 Km, ma lo stesso giorno improvvisamente Antonio entrò nell’aula del tribunale dove si stava svolgendo il processo. Il Santo chiese che il corpo dell’uomo assassinato fosse portato immediatamente nell’aula del tribunale; si avvicinò al cadavere e con voce ferma gli ordinò di dire chi lo avesse ucciso. Con gran stupore di tutti, il cadavere si sedette e chiaramente pronunciò il nome del suo assassino. Il colpevole venne subito arrestato e il padre di Antonio scagionato. Miracolosamente, il giorno dopo Antonio era già nel suo convento, a Padova. D’altra parte aveva chiesto al suo superiore di potersi assentare per un giorno. Sono sicuro che a questo punto vi chiederete che cosa sia accaduto al giovane ucciso, ritornato in vita. Ebbene, secondo la tradizione, si rivolse al Santo, gli chiese l’assoluzione dei suoi peccati, e poi riprese il sonno della morte.

Meditiamo

Questo miracolo di Sant’Antonio ci comunica una cosa molto importante secondo me: la sacralità della vita umana dal momento del concepimento fino alla morte. San Giovanni Paolo II inizia la sua famosa Enciclica del 1995: Evangelium Vitae, il Vangelo della Vita, con queste parole,"Il Vangelo della Vita sta al cuore del messaggio di Gesù… e va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella di ogni epoca e cultura." (EV 1). Con queste parole, Giovanni Paolo II chiede a ciascuno di noi di essere fedele al messaggio di Gesù sulla sacralità della vita, e di proteggerla con la massima cura. Come ben sappiamo é in atto nella nostra società un grande conflitto tra la cultura della vita e la cultura della morte; dobbiamo avere il coraggio di proclamare la cultura della vita per il bene comune di tutta la società. Pertanto, dobbiamo cercare di promuovere ad ogni livello la dignità della persona umana e la verità che ogni essere umano è stato creato a immagine e somiglianza di Dio dal momento del concepimento fino alla sua morte naturale.

IL CUORE DELL'AVARO

Il Miracolo

In una città della Toscana si stava celebrando in pompa magna il funerale di un uomo ricchissimo. Quando il feretro passò davanti ad Antonio, qualcuno lo sentì commentare che il defunto non meritava certo un tale onore dato che in vita aveva oppresso e sfruttato i poveri. “Il suo cuore è nella cassa dove tiene i soldi”, disse il Santo, facendo eco alle parole del Signore “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Fin qua tutto bene; però sembra che qualche parente del defunto, che in realtà era stato un terribile usuraio, se la fosse presa a male e che per dimostrare l’infondatezza della parole di Antonio chiamasse un chirurgo. Il chirurgo aprì il petto del defunto… e in effetti in cuore non c’era! E più tardi, quando i familiari dell’usuraio aprirono la cassa dove teneva il denaro fecero una macabra scoperta: là in mezzo alle monete c’era il suo cuore. Andò a finire che l’uomo non fu mai sepolto nel grande mausoleo che aveva predisposto per se stesso, ma in una grotta presso il fiume. Al centro dell’affresco potete vedere il chirurgo che apre il petto dell’avaro e, a sinistra, un suo parente che ha appena trovato il suo cuore nella cassa  piena di monete.

Meditiamo

In molte sue prediche, Sant’Antonio denunciava coloro che pur avendo molto più del necessario, rifiutavano di condividerlo con i meno abbienti. Ed era estremamente duro con coloro che sfruttavano la povera gente per arricchire se stessi prestando denaro ad altissimo interesse, causando loro tante sofferenze, portandoli alla disperazione e spesso al carcere a vita. Ma Antonio non combatte solo con la predicazione, ma anche cercando di convincere le autorità della città a cambiare delle leggi e spesso ci riesce. Infatti nel 1231 il podestà di Padova stabilì che il debitore insolvente senza colpa non venisse imprigionato o esiliato, ma che dovesse dare solo ciò che aveva. Con questo miracolo, Antonio ci stimola da una parte a liberarci dall’egoismo e dal materialismo (l’accumulo esagerato di denaro e di cose), e dall’altra ci stimola a combattere la povertà. Lo so non è facile combattere la povertà, però se riusciamo a voltare le spalle a idoli quali l’egoismo e il materialismo di sicuro possiamo avere molte possibilità. L’egoismo è davvero una grande maledizione perché gli egoisti non solo non amano gli altri, ma non amano neppure se stessi. Il materialismo poi non è altro che la negazione dello spirito perché è il risultato logico del pensare che al di là di questo mondo non ci sia proprio niente.

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IL MARITO VIOLENTO

Il Miracolo

In una città della Toscana vi era un cavaliere ricco e nobile, ma molto irascibile e spesso anche molto violento. Un giorno, la moglie, donna buona e virtuosa, probabilmente gli rispose in modo affrettato e lui si arrabbiò in modo incredibile. La percosse violentemente con pugni e calci, la tirò per i capelli da una stanza all’altra e alla fine la trafisse al petto con un coltello, lasciandola praticamente in fin di vita. Servitori e familiari accorsero subito; trasportarono la povera donna nella sua stanza e la adagiarono sul letto cercando di fare il loro meglio per assisterla. Nel frattempo, il marito pentitosi e rendendosi conto di aver agito davvero in modo disumano corse da Sant’Antonio che in quel periodo si trovava in quella città. Appena lo ebbe trovato, il cavaliere si inginocchiò davanti al Santo implorandolo di perdonarlo e di salvare la povera moglie. Il Santo lo rimproverò e poi lo seguì. Giunto nella stanza della donna s’inginocchiò accanto a lei chiedendo al Signore di ridarle vita e salute. Appena Antonio ebbe terminato la sua preghiera, la donna si alzò completamente ristabilita.

Meditiamo

Questo miracolo ci invita a riflettere sulla condizione della donna oggi. Dobbiamo riconoscere che purtroppo viviamo ancora in una società dove le donne sono discriminate, sottovalutate sul lavoro e spesso vittime di violenza. E di certo non si fa molto per promuovere una cultura che riconosca e proclami l’uguale dignità e responsabilità della donna rispetto all’uomo. Certo qualche passo avanti è stato fatto; d’altra parte non siamo più ai tempi di sant’Antonio. Tuttavia, ancor oggi ci troviamo di fronte ad antiche e nuove forme di violenza e di schiavitù nei confronti della donna: rapimenti e aggressioni sessuali, il traffico della prostituzione, nozze obbligate, aborto imposto, conversione obbligata ad un’altra religione… senza poi contare la violenza domestica e i femminicidi. In uno dei suoi discorsi, Papa Francesco ha detto: “Quante donne sono sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza! Il Signore le vuole libere e in piena dignità”.

IL NEONATO CHE PARLA

Il Miracolo

Un nobiluomo era molto geloso della propria moglie. Non aveva certo ragione di dubitare né del suo amore né della sua fedeltà, purtroppo però il nobiluomo era facile preda dei pettegolezzi e delle maldicenze e siccome la donna era molto bella pettegolezzi e dicerie si sprecavano. Così quando sua moglie ebbe il loro primo figlio, lui si rifiutò di riconoscerlo come suo. Era più che certo che il bimbo fosse frutto dell’infedeltà della moglie, e per quanto lei  lo assicurasse di non aver incontrato un altro uomo, lui non voleva aver niente a che fare con il piccolo. a moglie disperata cercò aiuto da Sant’Antonio. Il Santo parlò con il nobiluomo per ore e ore e alla fine sembrava che questi si fosse veramente convinto dell’assurdità della propria gelosia. Ma proprio allora la balia portò il bambino di pochi mesi nella stanza perché Antonio lo vedesse. In un istante, la fiamma della gelosia si riaccese e il cavaliere voleva che il bimbo fosse portato via immediatamente. Al che, Sant’Antonio, rivolto al bambino disse: "Nel nome del Signore, parla e dicci chi è tuo padre!” Il neonato puntò il ditino verso il nobiluomo e disse “Papà”. Il padre scoppiò in un pianto dirotto e prese subito in braccio suo figlio. E fu così che Sant’Antonio salvò una famiglia insidiata da pettegolezzi e maldicenze.

Meditiamo

Negli ultimi anni, Papa Francesco è tornado più volte sul tema dei pettegolezzi e delle maldicenze. Ha detto tra l’altro: “Il pettegolezzo può anche uccidere perché uccide la reputazione di una persona.” E ancora: “Il pettegolezzo è marcio. All’inizio sembra essere qualcosa di divertente e piacevole, come una caramella. Ma poi riempie il cuore di amarezza e ci avvelena.”

Quando nei nostri discorsi parliamo male di qualcuno, le nostre parole poi passano di bocca in bocca, vanno in giro, si spargono e continuano a diffondersi per giorni, mesi, addirittura per anni. E continuano così a creare divisioni, sospetti e ad avvelenare rapporti. Dobbiamo stare attenti che con le nostre parole non facciamo del male agli altri, alla loro dignità, alle loro carriere, ai loro rapporti personali e affettivi. E poi ricordiamoci che quando parliamo male di qualcuno dietro le sue spalle, le nostre parole dicono più di noi che di lui.

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LA LIBERAZIONE DI PADOVA

Il Miracolo

In pochi anni, dopo la morte di Sant’Antonio, Ezzelino era diventato il padrone supremo delle principali città del Veneto: Verona, Vicenza, Treviso, Feltre, Belluno e Padova imponendo la sua autorità sempre con tanta, tanta violenza. Nel 1254, quattro anni dopo la morte dell’imperatore Frederico II, Ezzelino fu scomunicato da Papa Innocenzo IV, che inoltre gli lanciò contro una campagna militare, una specie di crociata. La città di Padova fu dunque presa d’assedio per liberarla dal dominio di Ezzelino ed ecco perché il Beato Luca chiede con le ferventi preghiere l’aiuto di Sant’Antonio. Sant’Antonio appare a due Frati francescani (uno di loro è probabilmente il Beato Luca), predicendogli l’imminente liberazione di Padova dal dominio del tiranno Ezzelino da Romano, cosa che effettivamente accadde nel 1256. Finalmente i  Padovani si erano liberati dalla tirannia del crudele Ezzelino; le loro preghiere erano state ascoltate dal Signore attraverso l’intercessione di Sant’Antonio. Ezzelino morì tre anni dopo quando cercava impossessarsi senza successo della città di Milano. Sono passati quasi ottocento anni, Ezzelino è un personaggio semisconosciuto della storia, Sant’Antonio invece è conosciuto in tutto il mondo e milioni di fedeli chiedono la sua intercessione nelle loro preghiere.

Meditiamo

La preghiera è l’attività più importante della nostra vita. E’ il modo principale che abbiamo per relazionarci con il Padre nostro che sta nei Cieli. Durante i secoli la preghiera ha preso varie forme: la parola, il canto, la lettura della Sacra Scrittura, il silenzio… Ma fondamentalmente è una conversazione con Dio, una conversazione verticale, non orizzontale. Quindi pregare significa parlare con Dio, ma anche ascoltarlo. E Dio comunica con noi tramite la Sacra Scrittura, gli eventi che ci accadono, o accadono attorno a noi, e anche attraverso altre persone che ci incoraggiano o ci aiutano a capire meglio la Sua volontà. Al di là però di quale mezzo Dio scelga per comunicare con noi, in ogni caso ci vuol rivelare che ci vuole bene, che sa quale è la cosa migliore per noi, e che ce lo vuol far sapere. Ma perché pregare i Santi? Beh, noi crediamo che i Santi, cioè i Cristiani che sono in Paradiso, restino in comunione con noi; una comunione che esiste tra tutti coloro che appartengono a Cristo. E cosa fate nei momenti di sofferenza, di difficoltà, di stanchezza, di paura…? Chiedete a familiari o amici di aiutarvi o di pregare per voi. I Santi in cielo sono nostri amici, che hanno il privilegio di stare accanto al Signore e così possiamo chiedere loro di pregare il Signore per noi. E quando chiediamo la loro intercessione, lo facciamo in forma di preghiera.

IL SANTO DEI MIRACOLI

Il Miracolo

Sant’Antonio morì il 13 giugno 1231 e il funerale fu celebrato il martedì successivo. Migliaia e migliaia di persone seguirono il feretro e tutti piangevano come bambini perché capivano di aver perduto un padre. Non solo perché era un sacerdote, ma perché Antonio era stato un vero padre per loro, nel senso che aveva generato la fede in loro e li difendeva sempre da ogni malvagio sopruso ad opera di tiranni, usurai, gente prepotente e corrotta. Quel giorno del funerale, tra le tante persone, c’era una donna che si chiamava Cunizza ed era gravemente ammalata da più di un anno. Sulla sua spalla si era formato un grande tumore, che la teneva tutta curva e le impediva di camminare retta; così doveva servirsi di stampelle. Nonostante tutta la folla, finalmente riuscì a raggiungere la tomba dove Antonio era stato appena deposto nel sepolcro, si prostrò a terra e pregò intensamente il caro Santo. Stava ancora pregando quando improvvisamente sentì di non aver più quella massa sulla spalla: la sua pelle sembrava liscia e rosea. Gettò via le stampelle e si mise ritta con gli occhi pieni di lacrime. E ringraziò, oh quanto ringraziò Sant’Antonio.

Meditiamo

Dio ascolta tutte le preghiere, ma spesso noi pensiamo di non essere degni di rivolgerci a Lui direttamente per le nostre necessità, a causa della nostra fragilità, per il fatto di essere dei peccatori. E’ quindi molto umano rivolgerci a coloro che noi consideriamo amici di Dio per chiedere il loro aiuto, la loro intercessione. E’ quello che ha fatto Cunizza. E dovremmo seguire il suo esempio rivolgendoci anche noi al caro amico Sant’Antonio.

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Località di Partenza: Caprile
Punto più Alto:
Dislivello in Salita:
Dislivello in Discesa:
Segnavia:
​Lunghezza:
Difficoltà:
Tempo di Percorrenza: 
Periodo Consigliato:
Acqua sul percorso:

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MAPPA DEL SENTIERO IN COSTRUZIONE

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MAPPA DEL SENTIERO IN COSTRUZIONE

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